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Piacenza: "1° maggio, è giusto ancora festeggiare?"

Piacenza: "1° maggio, è giusto ancora festeggiare?"
Data di pubblicazione 30 apr 2019

Piacenza: "1° maggio, è giusto ancora festeggiare?"

Comunicato stampa

Tra pochi giorni il calendario ci porta al 1 maggio giornata di SAN GIUSEPPE LAVORATORE dove nel occasione  celebreremo la festa del mondo del lavoro ricordando la figura del patrono dei lavoratori , con momenti di riflessione inerenti al mondo del lavoro e alle  problematiche ad esso collegate . Da alcuni anni a questa parte ci ritroviamo nella circostanza con un mondo del lavoro sfiduciato e senza speranza , con aziende , tante, che  anche nel nostro territorio negli ultimi mesi che hanno cessato l'attività abbandonando a se stessi e al proprio destino tante famiglie , che oggi guardano al proprio futuro con tanta incertezza , e poca speranza alla ricerca come miraggio di una nuova occupazione lavorativa da dove attingere benessere economico per il proprio sostentamento . Come " movimento di testimonianza evangelica " vediamo l' orizzonte del mondo del lavoro ,  come auspicato da papa FRANCESCO con quattro aggettivi  : libero , creativo , partecipativo ,  solidale su i quali si è incentrato il dibattito durante l'ultima settimana sociale dei Cattolici Italiani . Purtroppo dobbiamo costatare che la  realtà è molto differente da quanto auspicato , e da quel orizzonte che vede nel lavoro un opportunità per affermare al dignità della persona e la sua capacità di collaborare all'opera creativa di DIO . Viviamo oggi in un sistema economico che ha dimostrato capacità eccezionali nel creare valore economico a livello globale , nel promuovere innovazione e progresso offrendo ai consumatori una gamma sempre più vasta di beni di qualità . Per contro dobbiamo prendere atto delle difficoltà che ogni giorno si incontra nel promuovere una giusta distribuzione delle risorse , di favorire l'inclusione di chi oggi viene espulso e scartato dal mondo del lavoro , di tutelare l'ambiente e di difendere il  lavoro in special modo quello dignitoso . In questa situazione la sfida più concreta soprattutto nei paesi ad alta densità economica dove i lavoratori avevano conquistato con dolore e fatica traguardi importanti a partire dalla dignità del lavoro , dignità al centro del vivere quotidiano su cui creare relazioni sociali nel presente e nel futuro delle nostre comunità . La situazione è difficile perché richiede la capacità di adattarsi e di rispondere a due trasformazioni epocali : quella della globalizzazione , quella della quarta rivoluzione industriale . La prima interpella il lavoro offrendo alle imprese opportunità di delocalizzare da paesi ad alta densità  economica , e con alti costi del lavoro , per andare a cercare le medesime qualifiche e competenze in paesi poveri o emergenti dove il lavoro costa molto meno, in questo modo si rischia di innescare una corsa competitiva verso il basso di  cui farne le spese è proprio la dignità del lavoro . La seconda sfida quella della nuova rivoluzione , è un radicale cambiamento del modo di fare impresa che rende oggi obsolete alcune mansioni da  sempre al centro del sistema lavorativo .Il lavoro del futuro oggi è auspicabile per essere libero , creativo , partecipativo , solidale dovrà vincere queste sfide che , come accaduto nelle precedenti rivoluzioni industriali chiudono le vie del passato ma aprono nel contempo nuovi sentieri . Come " movimento di lavoratori cristiani " che vivono il loro vivere quotidiano alla luce della dottrina sociale e magistero sociale della chiesa non dobbiamo mai perdere la speranza e la capacità di leggere le opportunità del nuovo che avanza assieme alle sfide e agli ostacoli che ci pone . Nel mondo  del lavoro con cui ogni giorno ci dobbiamo confrontare con le macchine intelligenti , la rete  e le nuove opportunità di interazione tra le stesse e con gli esseri umani aumenteranno sempre più la nostra capacità di fare, modificheranno la nostra possibilità di agire . Le macchine intelligenti seppur sempre più essenziali all' interno del sistema lavoro non potranno mai escludere da esso gli esseri umani la loro vita di relazioni , la loro creatività artistica , scientifica e culturale , nelle passate rivoluzioni pur tra tanti ostacoli e perplessità hanno progressivamente sollevato le persone da compiti faticosi e ripetitivi e in ultima analisi da lavori meno umani . Il progresso è un dono e un frutto dell'operosità dell'uomo che può diventare avvelenato , o benedetto a seconda della maggiore o minore capacità di porlo al servizio della persona , anche se la speranza e la gratitudine per questo progresso di cui l'uomo è artefice non devono distogliere la sguardo o la denuncia e la condanna da quelle troppe dinamiche del lavoro molto lontane da essere libere , creative ,partecipative , solidali . In questo scenario difficile si mescolano insidie e speranze abbiamo sempre più bisogno di competenze culturali e politiche all'altezza della sfida , abbiamo bisogno di politiche che creino lavoro sicuro e dignitoso e , non attraverso decreti leggi improvvisati attraverso bonus  , o redditi assistenziali appare evidente da questo punto di vista l'importanza di costruire politiche che favoriscono l'investimento in due direzioni principali . Da una parte la formazione ,l'istruzione , e le competenze che saranno importanti per favorire la riqualificazione del lavoro per andare a occupare i tanti spazi aperti dalle nuove potenzialità create . Dall' altra l'umanità diventerà una delle chiavi di successo principali dei mondi del lavoro futuri , perché l'arte della collaborazione ( fatta di fiducia ,cura interpersonale , reciprocità , prossimità ) , i servizi alla persona e le relazioni saranno più qualificanti e decisive La capacità di fare squadra , producendo capitale sociale pur nel rispetto delle rispettive competenze alla gestione condivisa dell' azienda in cui si opera . Un compito a cui come "lavoratori " non possiamo sottrarci sarà l'inclusione degli scartati e deboli . Pur sapendo che la soluzione non potrà essere  una mera erogazione monetaria poiché la dignità della persona passa attraverso la capacità di essere utile  e di contribuire la progresso sociale e civile . Le forme d'intervento e di aiuto degli esclusi non potranno non avere un approccio che mira ad offrire opportunità d'inclusione e di partecipazione alla vita sociale e produttiva . Tante volte abbiamo auspicato come comunità cristiana che la qualità della società in cui viviamo dipende da come sono considerati gli ultimi ed è vero . Il salto di qualità e di comunicazione di cui abbiamo bisogno prima ancora che in ambito politico e d economico   è quello di riscoprire come collaborazione e gioco di squadra soprattutto ai più marginalizzati  è dono ed occasione di crescita della propria vita e allo stesso tempo nuove opportunità che mette in moto nuove modalità di creazione di valore economico e sociale . La sfida affasciante della vita del paese ( e quella su cui ci giochiamo il futuro del lavoro ) può essere vinta solo superando la mancanza di speranza puntando su fiducia, accoglienza , ed innovazione e non chiudendosi nella sterilità della paura del conflitto . Comprendendo che l'altro non è colui che mi contende una ricchezza data ma è un dono per costruire un ampio percorso . Il progresso umano insegna il benessere economico non è un acquisizione data  ed acquisita su cui lottare per la spartizione . Il vero tesoro di una comunità e del nostro paese e garanzia per il futuro è la somma delle fatiche e delle competenze , dal impegno a contribuire al progresso civile  e della capacità di cooperare e fare squadra dei propri concittadini . Se sapremo arricchire questo tesoro riusciremo vincere la sfida della dignità del lavoro di oggi o del futuro . Se cosi sarà avremo vinto una grande sfida e saremo sempre più orgogliosi di festeggiare SAN GIUSEPPE LAVORATORE nella giornata della festa del 1 maggio. 

MORELLI UMBERTO PRES PROV MCL PIACENZA 


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